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Che ve ne sembra dell’eroe? Una sorprendente analogia tra Tacito e Shakespeare

Da anni ormai l’ “Enrico V” shakespeariano rappresenta un momento irrinunciabile del mio dialogo educativo e culturale con gli studenti del triennio. I motivi sono numerosi, e mi riservo di esporli in una prossima occasione, ma al momento potrei limitarmi ad affermare che il dramma storico culminante con la battaglia di Azincourt, vinta dal giovane sovrano inglese sul suolo francese nel corso della Guerra dei Cento anni, sembra contenere una perfetta applicazione pratica dei precetti espressi da Machiavelli nel “Principe”. In questo contesto risulta quanto mai efficace, come supporto didattico, il film che, sulle orme del grande maestro Laurence Olivier, Kenneth Branagh ha diretto e interpretato nel 1989.

Ma in questo momento vorrei parlarvi di una curiosità che mi ha colpito non poco, la prima volta che, su un libro di versioni latine, ho incontrato un brano di Tacito, tratto dagli “Annales”, cui era stato dato il titolo “Un generale spia di nascosto l’animo dei suoi soldati”.

Il generale in questione è  Germanico che, alla vigilia di una battaglia decisiva contro i barbari cerca un modo per scoprire cosa pensino sinceramente i legionari del loro condottiero e delle reali possibilità di vittoria. Avvicinandosi ad essi in incognito, nottetempo, verrà a sapere di essere molto amato e di essere a capo di combattenti decisi a battersi valorosamente per lui.

Sorprendentemente, una scena molto simile si ha nell’ “Enrico V”. In questo eccellente dramma storico, assai utile, oltretutto, per comprendere le basi del forte senso nazionale del popolo inglese, vediamo il sovrano Plantageneto dialogare con i suoi soldati senza che essi lo riconoscano, la notte prima della battaglia di Azincourt. Pur con qualche contrasto, ne ricaverà informazioni positive sul giudizio che i soldati hanno riguardo il loro re. Tuttavia la scena termina in modo assai diverso da quanto avviene nello storiografo latino. Enrico V, rimasto solo, appare comunque molto preoccupato per le sorti dello scontro: teme che Dio voglia punirlo per il modo in cui suo padre, Enrico Bolingbroke, ha strappato il trono al legittimo sovrano Riccardo ll, facendolo anche condannare a morte, e dopo aver pregato per scongiurare la punizione divina, pronuncia un drammatico monologo sulla difficile condizione del re, che tutti invidiano per il prestigio e il lusso di cui è circondato, senza pensare al peso delle responsabilità che lo circondano.

E’ anche in caso come questo che possiamo constatare la differenza tra la letteratura classica, tesa a trasmettere un’immagine positiva e “ufficiale” dell’eroe, e quella della modernità (di cui Shakespeare rappresenta uno dei primi e più significativi rappresentanti), che del protagonista evidenzia comunque l’umanità e le fragilità ad essa legate.

2 pensieri su “Che ve ne sembra dell’eroe? Una sorprendente analogia tra Tacito e Shakespeare

  1. cargo

    Molto didattico. William avrà scopiazzato come faceva spesso? Del resto tutto è stato scritto. Non possiamo che riscrivere in varianti infinite.

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  2. Pingback: Un generale spia di nascosto l'animo dei soldati - Punto cultura

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