Archivio mensile:agosto 2013

tramonto di Mao e mito di Falcao

Come eravamo – 1980, ovvero: dal tramonto di Mao al mito di Falcão

Questo blog – in diversi ormai lo sanno – nasce per un pubblico decisamente giovane, quello degli studenti liceali, anche se ciò non comporta affatto la volontà di escludere lettori più “maturi”, che sono anzi i benvenuti.
In particolare, il presente articolo rientra nell’ideale categoria del “come eravamo”, e vuole rievocare, in primis per gli adolescenti di oggi, uno specifico aspetto della storia del calcio e – perché no? – del costume italiano.
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Alegria do Povo

Futebol, ovvero, tristezza e allegria di un popolo

Proviamo a raccontare la nostra storia come se fosse una favola, come se per credere a questa serie di disavventure persino tragiche, ma compensate dal lieto fine, fossero indispensabili l’ingenuità e l’immaginazione che abbiamo da bambini.

Pensiamo allora a un continente lontano (“quasi alla fine del mondo”, direbbe uno che di quelle terre e delle contraddizioni che vi regnano se ne intende). Un continente popolato da gente di ogni tipo: affaristi di origine occidentale dalla mente invasata e dagli azzurri occhi selvaggi (sul tipo del protagonista del film “Fitzcarraldo” di Werner Herzog); neri portati qui come schiavi dall’Africa, cui qualcuno ha poi donato la libertà senza preoccuparsi molto di dar loro anche una vita degna; emigranti giunti dai paesi più poveri d’Europa (tanti italiani, per esempio, come emerge dal mitico “Dagli Appennini alle Ande” di De Amicis); e infine indios, gli abitatori originari del continente, decimati dalla ferocia e dall’avidità di tutti, costretti a rintanarsi nel cuore delle foreste più intricate ma mai abbastanza irraggiungibili.

In questa parte di mondo i missionari bianchi hanno portato la religione cattolica, con le buone o con le cattive (esemplare in questo senso il film “Mission”). Siccome poi sono posti, questi, dove la vita può essere terribile e forte è il bisogno di sperare in una mano dall’alto, alcune etnie hanno pensato bene di affiancare al Dio e ai santi del cattolicesimo altre divinità, più o meno potenti e benevole (orixas, le chiamano, e ne parla anche Jorge Amado nei suoi romanzi). Ma nelle lande sconfinate di cui stiamo parlando la fede sembra non bastare mai, e allora anche il calcio – altro prodotto importato, in fin dei conti, dall’Europa – può diventare una religione, qualcosa che aiuta a illudersi e a sognare.
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