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Cary e Danny, due volti del cinema americano

Nati entrambi il 18 gennaio, in anni non molto distanti, Cary Grant e Danny Kaye hanno vissuto, sia pure con un peso diverso, gli anni più intensi e magici della Hollywood dell’epoca successiva all’avvento del sonoro.

Cary Grant, nato in Inghilterra nel 1904, si chiamava in realtà Archibald Alexander Leach; ebbe un’infanzia non facile e, fuggito di casa in giovanissima età, si unì ad una compagnia di saltimbanchi presso la quale imparò ad esibirsi come acrobata e cantante. Ebbe modo anche di compiere una tournée in America finché, all’inizio degli anni ’30, firmò un contratto per la Paramount. Decisivi, per la sua definitiva affermazione, furono alcuni film in cui l’affascinante trentenne inglese (che assunse poi la nazionalità statunitense) recitò al fianco di Katharine Hepburn, la più sofisticata e moderna giovane interprete del cinema a stelle e strisce dell’epoca: Il diavolo è femmina, Incantesimo e Scandalo a Filadefia, con la regia di George Cukor; e Susanna! diretto invece da Howard Hawks. Si tratta di commedie brillanti, veri capolavori di scrittura, in cui Grant passa con disinvoltura dal ruolo del navigato uomo di mondo a quello dello studioso ingenuo e distratto, sempre comunque alle prese con una partner frizzante e incontenibile nella sua bellezza che nulla ha a che vedere con la classica figura della donna-oggetto.

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Decine sono state le pellicole di successo che il divo interpretò in seguito, anche in età matura, risultando sempre un inimitabile modello di eleganza e di ironia, ma se dovessi eleggerne una sola a rappresentarne il carisma e la bravura, opterei per Il sospetto, di Alfred Hitchcock, del 1941. Tratto dal romanzo Before the Fact di Anthony Berkeley Cox, è la storia di un playboy che sposa una giovane ed inesperta aristocratica (Joan Fontaine, premiata con l’Oscar per questa interpretazione). Johnnie, questo il nome del protagonista, sembra essere il classico tipo del simpatico scavezzacollo allergico al lavoro ma fondamentalmente buono. Se non che, una serie di circostanze inducono la neo-sposa a sospettare che il marito voglia ucciderla; e il perfido Hitch lascia volutamente fino all’ultimo gli spettatori nell’incertezza, elaborando alcune scene memorabili in cui si potrebbe legittimamente pensare che il delitto stia per compiersi. Indimenticabile la sequenza in cui Cary sale le scale portando alla moglie un bicchiere di latte che potrebbe essere avvelenato.

A margine di queste poche note su uno degli attori più noti e più grandi dell’intera storia del cinema, voglio aggiungere – come curiosità – il fatto che nel 2002 il collettivo di scrittori italiani Wu Ming ha inserito Grant tra i personaggi del romanzo intitolato 54; qui al divo, la cui inconfondibile immagine campeggia anche in copertina, viene attribuito un immaginario ruolo nelle schermaglie tra le potenze atlantiche e quelle dell’Est europeo nell’epoca della guerra fredda, a sostegno del servizio segreto inglese. D’altra parte va detto che lo scrittore Ian Fleming, il padre dell’agente segreto 007, dichiarò che nell’elaborare la celebre spia aveva tenuto presenti le fattezze fisiche e lo charme della star hollywoodiana.

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Del tutto diverso è il tipo umano proposto da David Daniel Kaminsky, in arte Danny Kaye, che nacque a New York nel 1913 da una famiglia di origine russa. Attivo dapprima nel teatro di varietà, in cui si distingueva per le sue doti di ballerino e cantante, passò poi al cinema nel periodo della Seconda Guerra Mondiale, imponendosi come attore dotato di una vena comica gentile e vagamente surreale. Kaye era specializzato nell’interpretare il classico bravo ragazzo americano, timido e svagato, perso dietro al sogno di avventure impossibili che a volte però rischiano di tramutarsi in realtà.

Kaye,_Danny

È proprio quello che avviene nel suo film più famoso, Sogni proibiti, del 1947, tratto da un racconto di James Thurber. Il protagonista, interpretato naturalmente da Danny, si chiama Walter Mitty, e questo nome non potrà non suonare familiare anche agli appassionati di cinema più giovani, visto che ricorre nel titolo di una recentissima opera di Ben Stiller, I sogni segreti di Walter Mitty, appunto. Nella pellicola del ’47 Danny Kaye è affiancato da una delle attrici più amate dell’epoca, Virginia Mayo, con cui fece coppia anche in altri film, ad esempio in Venere e il professore, firmato un anno dopo da Howard Hawks.

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Qui si ripete lo schema collaudato, per cui Danny è un candido musicologo che rischia di mettersi nei guai a causa della propompente bellezza di Virginia. Non un capolavoro, se non fosse per l’eccellente colonna sonora che vede impegnati i migliori jazzisti dell’epoca, da Armstrong a Lionel Hampton, passando per Tommy Dorsey.

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