3653758901_e1512de490_o

L’intellettuale in una torre d’avorio: a torto o a ragione?

La musica di Wagner conteneva in sé i germi di un pangermanesimo aggressivo e del funesto arianesimo nazista, o questo è un grossolano fraintendimento storico e ideologico? E ancora: quali sono le responsabilità degli artisti e degli intellettuali che, in tempi di dittatura, continuano ad esercitare il loro magistero senza assumere posizioni nette in merito alla situazione del proprio paese? Sono interrogativi scottanti, che hanno segnato in modo profondo la vita di uno dei più grandi direttori d’orchestra del ‘900, Wilhelm Furtwängler.

Budapest37-38-1b

Nato in un sobborgo di Berlino il 25 gennaio 1886, ma trasferitosi presto a Monaco di Baviera per via della carriera accademica del padre Adolf, archeologo, ebbe un’accurata educazione musicale e si dedicò alla direzione solo dopo alcune delusioni subite in veste di compositore. Già prima dell’avvento del nazismo ottenne notevoli riconoscimenti, fino ad arrivare alla guida dei Berliner Philharmoniker, nel 1928. Cinque anni dopo Hitler sale al potere, e quando gli fu proibito di dirigere le opere di Paul Hindemith, inviso al regime per la sua musica “degenerata”, sembrò possibile un suo trasferimento in America, dove era pronto ad aspettarlo il podio della New York Philharmonic Orchestra.Tuttavia Furtwängler rimase in patria, e negli U.S.A. cominciò a diffondersi per lui la nomea di artista di regime. E su tale giudizio diventa difficile pronunciare una parola definitiva. Se è vero che non si iscrisse mai al partito nazista, è anche provata l’ammirazione nei suoi confronti di Hitler e di Goebbels e, fatto sicuramente più grave, non si tirò mai indietro di fronte alla richiesta di partecipazione a eventi di regime, quali un concerto per il compleanno del Führer stesso (e se ne potrebbero citare molti altri). Anche nei confronti degli ebrei la sua posizione fu ambigua: pare che abbia agito per salvare dalla deportazione alcuni musicisti della sua orchestra, ma in pubblico fece dichiarazioni a proposito della questione ebraica tutt’altro che sgradite al regime. Su suggerimento di Albert Speer si trasferì a Zurigo poco prima della caduta del nazismo; in seguito alla quale cominciarono per lui i problemi, con le autorità occupanti americane. In verità, si trattarono di momenti penosi per il maestro, ma le conseguenze non furono molto gravi. Sottoposto ad un’inchiesta che doveva accertarne la complicità con il totalitarismo hitleriano, Furtwängler fu assolto, anche se la sua principale argomentazione può non risultare delle più convincenti: l’artista asserì infatti di essere rimasto in Germania per proteggere la musica tedesca, per poter continuare a offrirla ai compatrioti in un’epoca di estrema cupezza e di crescente sconforto. Tesi che non incontrarono il favore di musicisti quali Artur Rubintein e Vladimir Horovitz, i quali contestarono il ventilato passaggio (era il ’49) del maestro tedesco alla direzione della Chicago Symphony Orchestra; al contrario, Yehudi Menuhin si dimostrò tollerante nei suoi confronti.

Bisogna a questo punto aprire una parentesi sull’altra grande figura di direttore tedesco che visse sia l’epoca nazista che quella successiva, Herbert von Karajan. Nettamente più giovane di Furtwängler, il maestro salisburghese chiese la tessera del partito nazionalsocialista, ma non si interessò mai a questioni di carattere politico. Partecipò, come il più anziano rivale, a manifestazioni di carattere propagandistico (quali concerti nelle varie capitali europee occupate dalla Wehrmacht), ma anch’egli non nascose il suo gradimento per Hindemith e per la musica sacra di Bach, che non rientrava nei programmi musicali accetti al regime. Hitler non lo amava e gli preferiva il maestro berlinese, Goebbels lo favorì per pungolare Furtwängler che non sembrava sufficientemente schierato con la dittatura della svastica. Il critico Edwin van Der Null, reo di aver troppo caldamente esaltato Karajan, danneggiando indirettamente l’altro nume del pantheon musicale germanico, sarebbe stato poi punito con l’arruolamento nelle truppe d’invasione della Russia su ordine di Göring stesso. Un intrico del quale risulta molto difficile venire a capo; possiamo aggiungere che von Karajan sposò poi una donna di origine ebraica, Anita Gütermann, e questo ne compromise definitivamente i rapporti con le autorità naziste. Dopo la guerra, non mancò un’inchiesta nei suoi confronti, ma anche in questo caso le conseguenze furono di scarsa rilevanza.

karajan01

Della vicenda di Furtwängler si sono occupati sia il teatro che il cinema. Il commediografo Ronald Harwood ha infatti scritto prima una sceneggiatura, poi una pièce sui rapporti che il maestro ebbe con un ufficiale americano incaricato di interrogarlo riguardo ai suoi trascorsi con il caduto regime. Il film è stato diretto da István Szabó ed è uscito nel 2002 col titolo A torto o a ragione. Il maggiore americano Steve Arnold è interpretato da Harvey Keitel, mentre Stellan Skarsgard è Furtwängler. Nessuno dei due personaggi esce indenne dal confronto: se il direttore tedesco appare ambiguo nel suo dfendersi sostenendo di non essere solito stato fare il saluto nazista verso la platea, ma di aver semplicemente alzato la bacchetta per ringraziare il pubblico a fine concerto, la brutalità dell’ufficiale statunitense viene esplicitamente equiparata a quella della Gestapo e, implicitamente, richiama i metodi post-11 settembre che hanno portato alle deportazioni a Guantanamo.

zingaretti_nove_torre_avorio

L’opera teatrale, che pochi anni dopo è andata in scena, nella versione italiana con Luca Zingaretti nei panni di Arnold e Massimo  De Francovich in quelli del direttore, porta un titolo emblematico: La torre d’avorio, quella in cui spesso gli intellettuali di varie epoche hanno preteso di poter continuare la loro arte, senza curarsi delle bassezze umane; scelta difficile, controversa, che può anche non esimere chi la pratica dal giudizio della storia.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *