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Come nobilitare un funerale con la poesia di Auden

Tra i personaggi che possiamo ricordare oggi, appare degno di interesse il poeta inglese Wystan Hugh Auden, che nacque a York il 21 febbraio 1907. La sua personalità cominciò ad affermarsi già prima della fine degli anni ’20, quando ad Oxford si pone a capo di un gruppo di intellettuali ed artisti, tra i quali spicca quel Christopher Isherwood che sarà poi spesso al suo fianco anche negli anni a venire.

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Entrambi gli autori si recheranno in Germania nel periodo della Repubblica di Weimar, e da questa esperienza Isherwood trarrà un romanzo che costituirà la base del celebre musical Cabaret. Tornando a Auden, va detto che si distinse per la notevole varietà dei suoi interessi culturali, che andavano da Marx a Freud, passando per il teatro di Shakespeare e di Ibsen e per il melodramma mozartiano e verdiano. Negli anni ’30 la sua poesia fu caratterizzata da spiccate propensioni progressiste e dalla predilezione per tematiche sociali ed esistenziali, che lo portarono a denunciare la dolente condizione dell’uomo contemporaneo, divenuto entità grigia ed anonima nella solitudine delle alienanti metropoli europee. Nei decenni seguenti l’autore si concentrò prevalentemente sugli aspetti formali, sperimentando tutte le forme e gli stili poetici, non senza un ripiegamento intimistico, favorito da un crescente fervore religioso che lo spinsero a privilegiare una più personale ricerca morale e spirituale. Resta comunque molto attivo e si conferma il suo cosmopolitismo, che lo porta a New York (dove frequenta personaggi del calibro di Hanna Arendt e di Klaus Mann). Collabora addirittura con il grande Igor Stravinskij, per le opere del quale scrive diversi libretti, fra cui spicca quello per La carriera di un libertino. Soggiorna anche in Italia, e in Austria, dove muore nel 1973.
In conclusione, un cenno ad una delle più belle liriche di questo poeta che ha un posto assicurato nel novero delle principali personalità intellettuali di lingua anglosassone del secolo scorso. Si tratta di Funeral blues, un testo in quattro strofe la cui versione finale, del 1938, fu pensata per essere musicata da Benjamin Britten e cantata dal soprano Hedli Anderson. Questo è il testo originale del componimento, la cui traduzione italiana può essere apprezzata da una celebre scena del film Quattro matrimoni e un funerale (Mike Newell, 1994), in cui uno dei personaggi, Matthew (l’attore John Hanna) la recita in memoria del proprio compagno Gareth (lo stesso Auden non fece mai troppo mistero sulla propria omosessualità). La performancee dell’attore britannico è doppiata in iitaliano da Mauro Gravina.

Stop all the clocks, cut off the telephone,
Prevent the dog from barking with a juicy bone,
Silence the pianos and with muffled drum
Bring out the coffin, let the mourners come.

Let aeroplanes circle moaning overhead
Scribbling on the sky the message He Is Dead,
Put crêpe bows round the white necks of the public
doves,
Let the traffic policemen wear black cotton gloves.

He was my North, my South, my East and West,
My working week and my Sunday rest,
My noon, my midnight, my talk, my song;
I thought that love would last for ever: I was wrong.

The stars are not wanted now: put out every one;
Pack up the moon and dismantle the sun;
Pour away the ocean and sweep up the wood.
For nothing now can ever come to any good.

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