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Massimo Bubola, passione ed esperienza

Quello che non ho и una camicia bianca
quello che non ho и un segreto in banca
quello che non ho sono le tue pistole
per conquistarmi il cielo per guadagnarmi il sole. 

E ancora:

Teresa ha gli occhi secchi
guarda verso il mare
per lei figlia di pirati
penso che sia normale

Sono due quartine di notissime canzoni tratte da album di Fabrizio De Andrè che gli appassionati sanno benissimo essere frutto della collaborazione tra il grande artista genovese e un cantautore più giovane di lui, che Faber volle in più occasioni al suo fianco. Il nome di Massimo Bubola – nato a Terrazzo, in provincia di Verona, il 15 marzo 1954, si associa dunque a quelli di altri illustri personaggi della canzone d’autore italiana, quali Ivano Fossati e Mauro Pagani, che hanno contribuito a rendere eccelso il lavoro di quello che oggi in molti considerano ben più di un semplice cantante, ma uno dei più grandi poeti ed intellettuali italiani della seconda metà del Novecento.

Ma Massimo Bubola merita di essere ricordato anche al di là di quelle illustri collaborazioni, con le quali è inevitabile aprire qualsiasi discorso su di lui. Il suo primo album, “Nastro giallo” del 1976, oggi rarissimo e altrettanto ricercato, gli è sufficiente per attirare l’attenzione del grande maestro, che lo convoca per firmare insieme tutti i pezzi dell’album “Rimini”, del 1978. Dell’anno dopo è “Marabel”, notevole dal punto di vista delle sonorità, che si impongono rispetto ai testi, non troppo originali. In questo lavoro spicca la produzione di Antonello Venditti, che gli chiede di accompagnarlo nei suoi concerti di quel periodo. Anno importante è poi per Bubola il 1981, perché è nel corso di quei dodici mesi che si rinnova la collaborazione con Fabrizio, per l’album di quest’ultimo con il celebre indiano in copertina, e per un 33 giri proprio, “Tre rose”, cui l’amico ligure partecipa, portando con sé anche Cristiano e Dori Ghezzi, nonché Mauro Pagani al flauto. Tra i successivi lavori dell’artista veneto, uno dei più stimati da Enzo Gentile e Alberto Tonti nel loro Dizionario del Pop-Rock (una sorta di “Mereghetti” della musica giovanile, edito sempre da Baldini Castoldi Dalai) è “Massimo Bubola” del 1983, in cui spiccano influenze da Willie De Ville e Willie Nile, il che conferma l’attenzione del cantautore per la canzone americana, e per autori come Leonard Cohen, Bob Dylan, Lou Reed, da lui stesso esplicitamente citati come fonti di ispirazione alle quali ha avuto la fortuna di accostarsi da vicino.

La sua attività è continuata con buona regolarità fino a tempi assai recenti, tra altre collaborazioni di rilievo (ancora De Andrè, poi i Gang e Fiorella Mannoia) e produzioni personali, fino a “In alto i cuori” del 2013, un album definito dallo stesso autore di “instant-songs”, canzoni nate quasi in presa diretta, ispirate da fatti di cronaca e da tendenze particolarmente significative del nostro tempo. Caratteristica che ha, in realtà contrassegnato il miglior Bubola da sempre, se si pensa a quella “Don Raffaè” del 1990, della quale è stato detto che spiega più cose, sul fenomeno della criminalità organizzata in Italia, di mille conferenze e dibattiti televisivi.

Un pensiero su “Massimo Bubola, passione ed esperienza

  1. paolo

    Comincia all’età di 13 anni la mia passione per Faber, scoperto grazie ad un mio caro zio scomparso prematuramente, il quale mi regalò volume II della PFM..le sonorità ed i testi di Faber mi affascinano sin da subito …piano piano inizia la mia collezione di album del cantautore di “Zena” ma anche la curiosità su chi fossero tutti questi autori-collaboratori che negli hanno accompagnato l’evoluzione di Fabrizio De Andrè..ma quello che maggiormente ha incuriosito la mia mente è stato Massimo Bubola… sarà forse perchè gli album che maggiormente ascoltavo a quel tempo erano Rimini e l’Indiano..chi é Bubola mi chiedevo? è così che inizia una ricerca continua di album e notizie del Cantautore Veronese.
    Ho assistito al primo concerto di Massimo nel 2001 e nel 2012 ho avuto l’occasione di conoscerlo personalmente, passando 3 giorni insieme a lui e parte della sua band in Sardegna..penso che siano stati i tre giorni più emozionanti e divertenti della mia vita dal punto di vista culturale..Massimo è una persona staordinaria dal punto di vista professionale ed umano..un fiume in piena..una cascata di parole..una banca di saggezza..un vero cantautore come pochi..e sopratutto una persona semplice..un amico.. Faber aveva riconosciuto in lui il talento e non aveva torto..
    Tra gli ultimi album volevo segnalare come straordinariamente intenso ” Il testamento del Capitano”, una rivisitazione delle canzoni popolari legate al primo conflitto mondiale: “grande guerra”

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