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MASSIMILIANO D’ASBURGO, MESSICO E SANGUE

Negli anni Settanta del ‘900, tra le serie a fumetti proposte dalla rivista “Il Monello”, ne spiccava una alquanto particolare ed insolita per l’ambientazione storica. Si intitolava “I due dell’Apocalisse”, e ne era protagonista una coppia di pistoleri dai nomi pittoreschi (Calvario e Sonora) che si muovevano nel Messico del tardo Ottocento, percorso da un moto rivoluzionario contro l’imperatore Massimiliano d’Asburgo.

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Il ragazzino di quei tempi faticava alquanto a capire cosa ci facesse un sovrano austriaco in terra nordamericana, ed ancor più perché fondasse il suo potere su una forza militare costituita da soldati francesi. Oggi, intorno nella primavera di questo anno così lontano da quei tempi ingenui e divertenti, possiamo toglierci il gusto di ricordare che l’avventura di Massimiliano in Messico era cominciata il 14 aprile del 1864 quando – insieme alla moglie Carlotta, figlia del re del Belgio, era salito a bordo della fregata dell’Imperial Regia Marina austriaca “Novara”, che faceva rotta verso il “nuovo mondo”, salpando dal porto di Trieste. Massimiliano era fratello minore del kaiser Francesco Giuseppe, e dopo aver ricevuto la consueta educazione militare (alla quale egli affiancò la passione per la botanica e per la navigazione, si dedicò al rafforzamento della flotta militare con cui l’Austria avrebbe inflitto una dura sconfitta nella battaglia navale di Lissa, nel corso della III guerra d’indipendenza (1866). Prima di quella data, però, il prestigio politico e militare del principe asburgico aveva subito un grave colpo in seguito alla II guerra di indipendenza, che era costata all’impero la perdita di Milano e della Lombardia. In quelle terre infatti Massimiliano era stato mandato da suo fratello in qualità di governatore, al posto del vecchi maresciallo Radetzky. I tentativi di Massimiliano di attuare una politica conciliante nei confronti della popolazione dominata furono resi assai difficili dalla chiusura di suo fratello il kaiser, che peraltro gli tolse la guida delle truppe austriache alla vigilia della guerra del 1859 contro Vittorio Emanuele di Savoia e il suo alleato Napoleone III, condotta – peraltro con esito negativo – dal generale Gyulai. Ritiratosi nel castello di Miramare presso Trieste, l’arciduca si concesse all’inizio degli anni Sessanta un viaggio in Brasile con finalità di studio. Poi fu contattato dall’ex nemico, Napoleone III che, profittando della guerra civile americana, era riuscito ad occupare il Messico, destituendone il presidente Benito Juárez. La corona del paese fu offerta proprio a Massimiliano, che la accettò (sfidando l’aperta contrarietà di Francesco Giuseppe), fidandosi dell’appoggio dei notabili conservatori messicani e del sostegno militare francese. Nel giro di pochi anni si ritrovò abbandonato sia dai sostenitori locali che dall’imperatore francese, preoccupato dell’opposizione del presidente degli Usa, Andrew Johnson (il successore di Lincoln), deciso a contrastare le ingerenze europee nelle Americhe. Solo ed assediato, il nobile austriaco (che aveva accarezzato l’idea di ingaggiare ufficiali “mercenari” ameicani, fra i quali lo stesso futuro generale Custer), fu catturato e condannato a morte. Vani furono gli appelli di personaggi come Victor Hugo e Garibaldi; la condanna venne eseguita, il 19 giugno del 1867. La fucilazione di Massimiliano commosse molti artisti europei: Liszt, Carducci e soprattutto il pittore Édouard Manet, che dipinse più di una tela con questo soggetto. La salma fu trasportata verso l’Adriatico con la medesima fregata “Novara” già citata; da Trieste proseguì poi verso Vienna in treno, per trovare collocazione definitiva nella Cripta dei Cappuccini resa celebre – tra l’altro – dallo scrittore Josef Roth. Un’altra amara vicenda (oltre a quelle della celeberrima Sissi e di suo figlio Rodolfo, la vittima dei fatti di Mayerling) in quello che potremmo definire “il lungo addio” degli Asburgo al potere, sancito nel 1918 dall’esito della I guerra mondiale.

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