Pony-express-statue

ANCORA SULL’ETERNO FASCINO DEL WEST

Well it was Robert Ford, that dirty little coward,
I wonder how he feels,
For he ate of Jesse’s bread and he slept in Jesse’s bed,
And he laid poor Jesse in his grave.

 

Questi versi sono tratti dal testo di una famosa folk song americana, la cui prima registrazione risale al 1924, quando a cantarla fu Bascom Lamar Lunsford, detto anche il “menestrello degli Appalachi”. Il personaggio celebrato nel brano è – naturalmente – Jesse James, un altro dei grandi miti di quell’America avventurosa e feroce che negli ultimi giorni ci è capitato di rievocare più volte, passando dalla sfida all’OK Corral alle imprese criminose di Bonnie e Clyde. Del bandito che – tra gli anni immediatamente successivi alla Guerra Civile americana ed i Settanta dell’Ottocento – riuscì a rinverdire l’orgoglio sudista ferito dalla sconfitta, mettendo a segno alcune rapine a quei treni che nel Missouri e nel Midwest in genere rappresentavano un simbolo particolarmente odioso perché per permettere il loro passaggio si erano operati molti espropri delle terre ai danni di piccoli proprietari, “Punto cultura” ha già detto qualcosa l’anno scorso, passando in rassegna alcuni dei film a lui dedicati, con particolare riferimento – tra l’altro – alla figura di Roger Deakins, direttore della fotografia del più recente tra essi, “L’assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford”, cel regista Andrew Dominik. Oggi, che è l’anniversario della morte di James (risalente al 3 aprile 1882), proponiamo ai nostri lettori un frammento dello stesso film, in cui la canzone citata in apertura è interpretata dal grande Nick Cave, qui nei panni di un cantore girovago che ignora di avere tra i suoi ascoltatori, nel saloon in cui si esibisce, lo stesso uccisore del fuorilegge, colui che è destinato a passare alla storia del West come il codardo (“the coward”) per antonomasia. Sarà però curioso sottolineare che la cittadina in cui James trovò la morte, Saint Joseph nel Missouri – è la stessa che è ricordata come teatro di un fatto per certi versi più importante rispetto a quello che finora abbiamo preso in esame, e di cui pure oggi ricorre l’anniversario. Il 3 aprile del 1860, infatti, si ebbe la prima corsa di quel servizio di posta prioritaria che funzionò per poco più di un anno (appunto dalla primavera del 1860 all’ottobre del ’61), ma che si guadagnò comunque grande fama con il nome di “Pony Express”. La compagnia si avvaleva di circa 190 stazioni di posta, collocate a intervalli di 16 km (equivalenti a 10 miglia) sui 3200 km che separano Saint Joseph da Sacramento, in California. Il servizio subì un duro colpo dall’inizio della Guerra di Secessione, iniziata nel 1861 e proseguita fino al 1865. Un anno dopo la conclusione del conflitto, i titolari cedettero il marchio e le strutture alla “Wells Fargo” la compagnia che garantiva il servizio di diligenze immortalato da tanti film sull’epopea del West. Dei cavalli, una prateria sconfinata sulla quale lanciarli al galoppo, una missione da compiere ed il rischio tutt’altro che remoto di essere aggrediti o addirittura uccisi: gli ingredienti del mito erano vita quotidiana per i cavalieri del “Pony Express”, ed ancora oggi tutto questo può affascinarci e stupirci in egual misura.

 

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