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MACARTHUR, UN RIBELLE PERDENTE NELLE RECENSIONI

Nel 1977 la carriera di Gregory Peck, l’indimenticabile interprete di film come “Duello al sole” e “Vacanze romane” ha già da tempo iniziato una parabola discendente, e non sarà certo il biopic “MacArthur, il generale ribelle”, firmato da Joseph Sargent (di cui vi invitiamo comunque a vedere il trailer in lingua originale) a risollevarne le sorti; molto più gratificante sarà invece per l’attore il successo di pubblico riscosso grazie all’interpretazione del demoniaco dottor Mengele in “I ragazzi venuti dal Brasile” (1978), che vanta nel suo cast lo stesso Laurence Olivier.

Tuttavia ci interessa parlare in questo periodo del generale americano, in quanto l’11 aprile del 1951 MacArthur fu rimosso dal presidente Truman dalla sua posizione di comandante delle truppe statunitensi che costituivano la parte più importante di una coalizione intervenuta – sotto l’egida dell’Onu – a salvaguardare i diritti della Corea del Sud attaccata dalla La Repubblica Popolare Democratica di Corea, lo stato comunista con capitale Pyongyang. Nel settembre dell’anno precedente, MacArthur aveva lanciato una controffensiva talmente efficace da sollevare forti preoccupazioni nella ben più potente Cina, che si sentì minacciata dall’avanzata degli americani, giunti al limite settentrionale dei territori nordcoreani. Il conseguente intervento cinese comportò per il comandante americano la necessità della ritirata e soprattutto il rischio che il conflitto si trasformasse da regionale in qualcosa di molto più preoccupante. L’intervento sovietico – pure negato recisamente da Stalin in precedenza, nonostante le richieste del leader nordcoreano Kim Il Sung, non era da escludere a priori, soprattutto qualora Truman avesse accettato l’ipotesi, avanzata dal suo generale, di bombardare le città cinesi, senza escludere addirittura il ricorso agli ordigni nucleari. Di fronte al rifiuto del presidente di attuare questa strategia, le reazioni di MacArthur furono talmente violente da comportare l’accusa di insubordinazione e la rimozione dall’incarico, a favore del generale Matthew Ridgway. Il film da cui siamo partiti presenta una visione totalmente agiografica del generale americano – già capo delle truppe americane in Estremo Oriente durante la II guerra mondiale e comandante dell’esercito d’occupazione dopo la resa del Giappone – e Paolo Mereghetti non è tenero nei confronti della pellicola e dello stesso personaggio storico, di cui giudica “giusto” l’allontanamento dal comando in Corea voluta da Truman. Tornato in patria dopo 11 anni di assenza, il generale fu comunque accolto da un vero e proprio tripudio di folla, ed anche il Congresso lo applaudì senza risparmio durante il discorso ufficiale che il reduce pronunciò a Wahington, congedandosi con queste famose parole, che riportiamo per concludere: “I vecchi soldati non muoiono, semplicemente spariscono. E come il vecchio soldato della ballata, io adesso chiudo la mia carriera militare e semplicemente sparisco – un vecchio soldato che ha provato a svolgere il suo incarico appena Dio gli ha dato la luce per capire qual è l’incarico. Addio”. MacArthur morì poi, nel 1964, non senza aver tentato, poco dopo il suo rientro negli Usa, una fallimentare discesa in politica.

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