Glanum,_mausoleum,_relief

DA TIBERIO GRACCO AD AZIO, UN SECOLO DI RIVOLUZIONE ROMANA

Può essere utile, a livello didattico, disporre di uno schema cronologico relativo ai fatti che portarono Roma, in poco più di un secolo, al passaggio dalla repubblica al principato. Andiamo infatti dalla distruzione di Cartagine nella III guerra punica, alla vittoria definitiva di Ottaviano contro Antonio nel 31 avanti Cristo. E’ il grande storiografo Tacito, nel proemio delle Historiae, a sottolineare l’importanza di quest’ultima data come discrimine tra un’epoca di disordini sì, ma anche di orgoglioso esercizio della libertà, ad un’altra in cui si delega il potere ad un solo uomo in cambio di una speranza di pace (con un conseguente scadimento, tra l’altro, del livello nei campi della storiografia e dell’oratoria).

“postquam bellatum apud Actium atque omnem potentiam ad unum conferri pacis interfuit, magna illa ingenia cessere.”

La definizione di “rivoluzione romana” per indicare questo complesso di avvenimenti è entrata nell’uso comune in seguito alla pubblicazione del saggio “The Roman Revolution” (1939) del grande studioso di storia romana Ronald Syme, neozelandese di nascita ma di scuola britannica. L’espressione “marcia su Roma”, che ricorre in questi appunti, fa naturalmente pensare agli eventi che portarono al conferimento dell’incarico di governo a Benito Mussolini negli ultimi mesi del 1922, ma è stata adottata anche dagli storici dell’antica Roma, e tra gli altri anche da Luciano Canfora in un suo saggio del 2007. Ecco dunque il susseguirsi delle vicende:

• Terza guerra punica (149-146). Questa affermazione definitiva fa venir meno – secondo Sallustio – quel metus hostilis che fungeva da fattore di coesione per il popolo romano.

• Tiberio Sempronio Gracco è tribuno della plebe nell’anno 133 a.C. La sua proposta di redistribuzione dell’ager italicus trova molti consensi tra i plebei, che dovrebbero beneficiare del provvedimento, ma anche feroci opposizioni tra chi ha paura di perdere privilegi. Dopo una lunga lotta contro un altro tribuno manovrato dagli aristocratici, viene ucciso in un tumulto in cui cadono altri trecento cittadini.

• Gaio Sempronio Gracco diviene tribuno nel 123. Propone una serie di riforme favorevoli alla plebe, ma non tanto a quella che vantava una lunga residenza nell’Urbe, quanto a quella di origine provinciale, inurbatasi in tempi successivi alle grandi affermazioni militari di Roma, le guerre puniche in primis. Ecco dunque che a Gaio viene a mancare il consenso e può così essere attaccato nel 121 con i suoi sostenitori nel corso di una repressione condotta dal console Lucio Opimio. Tremila sono le vittime, l’ex tribuno si fa uccidere da uno schiavo.
• Primo consolato di Gaio Mario e riforma dell’esercito con apertura ai “capite censi” (107); riesce a sconfiggere definitivamente Giugurta, anche grazie all’abilità del luogotenente Silla. Viene poi rieletto console per 5 volte consecutive (fatto sostanzialmente irregolare, vista una norma che imponeva un lungo intervallo tra un consolato e l’altro di un medesimo uomo politico; ma Mario gioca sulla gravità della minaccia di popolazioni barbare quali Cimbri e Teutoni), dal 104 al 100.
• Lucio Appuleio Saturnino, tribuno della plebe, propone una nuova riforma agraria, suscitando violente opposizioni e infine viene ucciso senza che Mario possa salvarlo (100).

• Marco Livio Druso, tribuno della plebe, propone riforme favorevoli alla plebe e ai provinciali. Il suo assassinio scatena la guerra sociale (91).
• Nell’87 si apre un nuovo fronte contro Mitridate, re del Ponto. Dalle contese per l’assegnazione del comando Silla esce in un primo momento perdente, poi marcia su Roma da Nola e prende il potere.
• Approfittando dell’assenza di Silla da Roma, Mario – alleatosi con il console Cinna – marcia sua volta su Roma, si fa eleggere console per la settima volta e attua una serie di feroci vendette. Poi muore di morte naturale.
• Tornato vittorioso dal Ponto, Silla sbarca a Brindisi, sconfigge il figlio di Mario, riprende il potere facendo strage di tutti gli oppositori e rimane signore assoluto di Roma fino al 78, anno della sua morte.
• Nel biennio 83-82 comincia ad affermarsi – militarmente innanzi tutto – l’astro di un giovane di una ricca e potente famiglia di possidenti del Piceno, Pompeo, che aiuta Silla a vincere le resistenze accanite dei seguaci di Mario. Il dittatore oscilla tra momenti di grande simpatia per il suo luogotenente, ed altri in cui sembra negargli il suo favore, e non mancano tra i due momenti di forte tensione. Tanto che solo con la morte di Silla l’ascesa di Pompeo può riprendere.
• Dal 76 al 61 Pompeo colleziona un’eccezionale serie di successi militari, contro Sertorio in Spagna, contro i pirati che infestavano la parte orientale del Mediterraneo, contro i re del Ponto e dell’Armenia. Esercita il consolato nell’anno 70, ma si scontra con l’ostilità degli optimates che non gli concedono i premi (appezzamenti di terra) promessi ai suoi veterani. Una decina di anni dopo essere stato console, Pompeo sembra sostanzialmente essere stato messo da parte politicamente.
• Subentra a questo punto un nuovo personaggio, Giulio Cesare, in realtà di poco più giovane di Pompeo, e con diversi anni di incarichi politico-militari alle spalle. I due si accordano privatamente tra loro (e con un altro personaggio assai ricco e potente, Crasso) per sostenersi a vicenda contro gli optimates, dando luogo al cosiddetto primo triumvirato. Cesare ne guadagna il consolato per l’anno 59, Pompeo i sospirati premi per i suoi soldati, Crasso un conveniente appalto per la riscossione delle tasse in Oriente.
• Dopo essere stato console, Cesare riceve l’incarico di governare le Gallie; questo proconsolato sarà assai prolungato, e verrà ricordato per le vittoriose campagne espansionistiche accuratamente descritte dal protagonista stesso nel De bello gallico. Questo fa di Cesare un cliente scomodo per i suoi colleghi di triumvirato, anche se Crasso e Pompeo sono consoli nell’anno 55. Poco dopo Crasso muore in una spedizione contro il popolo orientale dei Parti (il cui territorio è quello dell’odierno Iran).
• Intanto altre figure contribuiscono a turbare ulteriormente la scena pubblica romana: tra la fine del 63 e l’inizio del 62 si colloca il tentativo di presa del potere da parte di Catilina, di poco più anziano di Pompeo e di Cesare, già tra i più feroci scherani di Silla, poi candidatosi più volte al consolato, ma sempre sconfitto, anche per l’opposizione di Cicerone; esattamente dieci anni dopo la fine di Catilina (morto a Pistoia in una battaglia tra i suoi seguaci e l’esercito regolare), a morire in uno scontro violento tra i suoi squadristi e quelli di Milone è Publio Clodio, un aristocratico passato ai populares, nemico giurato di Cicerone e deciso ad ottenere incarichi politici sempre più importanti (era già stato tribuno della plebe e puntava alla pretura).
• Dal gennaio del 49 al marzo del 45 Cesare combatte la guerra civile definitiva contro Pompeo prima (sconfitto a Farsalo in Tessaglia nell’agosto 48), contro altri oppositori di fazione senatoria poi (Catone sconfitto a Tapso in Tunisia nell’aprile 46; e il figlio maggiore di Pompeo, vinto a Munda in Andalusia nel marzo 45). Cesare diviene dittatore a vita, molti storici oggi lo considerano l’inauguratore del principato, ma viene ucciso nella celeberrima congiura delle Idi di marzo del 44.
• Ottaviano, pronipote di Cesare, risulta essere l’erede del patrimonio del dittatore. Viene anche considerato dal senato e da Cicerone utile dal punto di vista politico, in quanto lo si ritiene manipolabile per la sua giovane età. Il ragazzo però dopo un primo periodo di polemiche e di contese armate con Marco Antonio (altro pretendente del potere) si accorda con questi e con Lepido, dando vita al secondo triumvirato (istituzione ratificata da una legge dello stato, a differenza del primo). Con questi alleati sconfigge Bruto e Cassio a Filippi.

• L’accordo tra Ottaviano e Antonio costa la vita a Cicerone (acerrimo nemico del secondo); tra i due la pace non è stabile (si ricorda in particolar modo un episodio militare a Perugia, tra il 41 e il 40, dove il fratello di Antonio, ribellatosi ad Ottaviano per una delle solite questioni di premi negati ai veterani, viene assediato e sconfitto), ma a Brindisi nel 40 viene stipulato un nuovo trattato, che lascia i due padroni della situazione (Lepido è nel frattempo uscito di scena, relegato a San Felice Circeo).
• Questa situazione però si mantiene fino all’anno 33, quando Antonio, stabilitosi in Egitto con Cleopatra (già amata anche da Cesare, da cui aveva avuto un figlio), viene accusato di voler creare un suo regno indipendente contrapposto all’imperium, ed è perciò dichiarato nemico pubblico. La contesa dura fino al 31, anno della battaglia di Azio. Militarmente, tutto è compiuto; pochi anni più tardi verranno per il trionfatore il titolo di Augustus, nonché due importantissimi privilegi mantenuti a vita: la tribunicia potestas (che comporta il diritto di veto e la sacrosanctitas) e l’imperium proconsulare (che sta a significare l’esercizio di un indiscusso potere militare).

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