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DONDERO, MARINAIO MANCATO, FOTOREPORTER NON PER CASO

Per il 6 maggio, “Punto cultura” propone ai suoi amici un’affascinante foto in bianco e nero che ritrae un gruppo di intellettuali residenti a Parigi verso la fine degli anni ’50 del Novecento.

Si tratta di una foto che ha un notevole valore storico e letterario, e potrebbe essere definita l’immagine ufficiale degli scrittori del Noveau Roman, la corrente letteraria basata sul rifiuto del personaggio e della soggettività, cui si preferisce un’attenzione minuziosa per il dato oggettivo della realtà esterna, tanto che per questo è stata anche definita “école du regard”, con riferimento al fatto che i racconti da essa scaturiti vogliono cogliere porzioni di vita, quasi come se si trattasse di momenti catturati dall’obiettivo di una macchina fotografica. Del tutto speciale quindi il rapporto che può essersi istituito tra questi personaggi (tra cui spicca, inconfondibile con la sua ieratica figura, Samuel Beckett, mentre sono riconoscibili, tra gli altri, un giovane Alain Robbe-Grillet a sinistra, coi baffi, e Nathalie Sarraute, a destra) e un maestro della fotografia quale Mario Dondero, nato a a Milano appunto il 6 maggio del 1928. Partigiano in gioventù nella Val d’Ossola, poi giornalista ed infine fotografo per moltissime testate, in Italia e in Francia, ha manifestato molteplici interessi, ad esempio per l’Africa, per le iniziative umanitarie (come quelle di Emergency), ha collaborato con la radio e con la televisione, è stato onorato con molte mostre e con numerosi riconoscimenti anche a livello internazionale, ma non si è mai atteggiato a maestro (anche se tale è riconosciuto a tutti gli effetti), limitandosi a definire se stesso come un semplice fotoreporter, che da ragazzo avrebbe voluto fare il marinaio. E considera imprescindibile una componente etica nell’esercizio della sua arte, come testimonia una sua nota frase: ” Il colore distrae. Fotografare una guerra a colori mi pare immorale”.

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