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IL TROPICALISMO DI GIL, LA GIOIA DI ESSERE LIBERI

Chi ha una certa confidenza con la cultura brasiliana ha certamente sentito parlare del “tropicalismo”, termine con cui si intende quel moto di rinnovamento – pur nel rispetto delle tradizioni – di tutto il campo delle espressioni artistiche del grande paese sudamericano, con particolare attenzione alla musica.

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Promotori se ne fecero, negli anni Sessanta del Novecento, personaggi come Gal Costa, Tom Ze, ma soprattutto Caetano Veloso e Gilberto Gil (che festeggia il suo compleanno il 26 giugno). Questi due famosi cantanti subirono anche delle persecuzioni da parte del regime militare che era al potere in Brasile in quel periodo, e dovettero abbandonare la loro nazione per trasferirsi a Londra. Dell’impegno politico di Gil, del suo amore per la libertà e dell’idea che si possa lottare per i diritti civili facendo musica, si ricordò senz’altro Lula da Silva, l’ex operaio e sindacalista divenuto presidente della repubblica nel 2003. Lula infatti volle come ministro della cultura nel suo governo proprio Gilberto Gil, Nel 1979 il cantante realizzò un album dal titolo “Realce”, e tra i brani che lo compongono spicca “Toda menina baiana”, una sorta di inno alle giovanissime abitanti dell’affascinante città dello stato di Bahia, Salvador (quella resa celebre, tra l’altro, dai romanzi di Jorge Amado).

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Ogni “menina baiana” ha un incanto particolare, uno stile, un santo protettore, tutti doni voluti per loro da Dio (“que Deus deu”). Ne offriamo un ascolto, da uno show della popolarissima emittente brasiliana “Rede Globo”, in cui i due giganti Veloso e Gil sono affiancati dalla più giovane Ivete Sangalo, amatissima esponente del genere musicale bahiano Axé, cui appartiene un’altra celebrata star brasiliana, Daniela Mercury.

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