Dribbling Dr J

Le imprese del Doctor J, il precursore di Michael Jordan

Con la sua inconfondibile testa “afro” (che era solito esibire soprattutto nei magici Seventies), con la sua classe fatta di una tecnica irresistibile coniugata ad un’esplosiva fisicità, e con le sue proverbiali schiacciate, Julius Winfield Erving II, universalmente noto come “Doctor J”, è stato uno dei più magici ed indimenticabili fuoriclasse della NBA.

Nato a Roosevelt, New York, il 22 febbraio 1950, si mise in luce già verso la fine degli anni ’60, quando giocò per l’Università del Massachusetts, con una media di 20 punti e 20 rimbalzi a partita. Nella prima metà degli anni ’70 passò professionista nell’ambito della ABA, dove vestì la maglia dei Virginia Squares prima e dei New York Nets poi. Nel 1976 l’ABA confluì nella NBA, e il “Doctor J” fece il suo ingresso da protagonista nella prestigiosa lega indossando la maglia dei Philadelphia Sixers, con i quali rimase fino al 1987, anno del suo ritiro.

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Con il team della città dell’amore fraterno – come era solito chiamarla anche Dan Peterson nelle sue memorabili telecronache – Julius realizzò imprese straordinarie, trascinando subito i suoi compagni alla finale per il titolo assoluto, persa però contro i Portland Trail Blazers di Bill Walton. La delusione si ripeté nel 1980, quando i Sixers si videro negare il titolo dai Los Angeles Lakers. La foto seguente fa riferimento proprio ad una delle tante sfide di Erving con i fuoriclasse del team losangelino, e ho preferito questa immagine alle molte disponibili in cui il campione di Philadephia è in piena evidenza, per due motivi: innanzi tutto per la sua intrinseca bellezza, poi perché rende perfettamente l’idea della magia irripetibile di quelle stagioni NBA, in cui personaggi dal fascino straordinario come Julius e Kareem Abdul-Jabbar, il favoloso centro dei Lakers di 218 cm, passato alla storia come il primo realizzatore assoluto della prestigiosa lega, si trovavano a lottare gomito a gomito sotto canestro in epiche sfide.

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Un altro dei grandi avversari con cui il nostro si confrontò più volte in duelli al calor bianco fu Larry Bird, la colonna dei Boston Celtics, eloquentemente soprannominato The legend. Nel 1981 il biondo giocatore, nativo dell’Indiana, aveva guidato la compagine dalla maglia verde ad una clamorosa rimonta nella finale della East Conference, fino ad una vittoriosa gara sette disputata al TD Garden che fu poi il preludio alla vittoria del titolo contro gli Houston Rockets. Memorabile resta però anche la gara disputata tra Boston e Philadelphia il 9 novembre 1984, in cui il duello tra i due (divenuto proverbiale al punto che ispirò anche un videogioco) culminò con una rissa che portò all’espulsione di entrambi i fenomeni.

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Tornand a Erving e ai suoi compagni, va detto che per loro, nonostante le eccelse prestazioni del fenomeno oggetto di questa rievocazione (fu eletto “most valuable player di tutto il torneo nella stagione 1980-81), il titolo assoluto tardò ancora ad arrivare, finché i dirigenti di Philadelphia non ingaggiarono un’altra stella di prima grandezza, il centro Moses Malone (Erving era invece un’ala piccola di 201 cm.), e allora il successo definitivo fu centrato: era il 1983, e nella serie finale non ci fu storia, perché i Sixers inflissero ai Lakers un perentorio ed umiliante 4-0.

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il “Doctor J” disputò ancora alcune stagioni, poi – rendendosi conto di un calo fisico, inevitabile del resto a 37 anni – si ritirò, al termine di una tournée d’addio nel corso della quale moltissimi appassionati accorsero per rendere omaggio a questo inimitabile giocatore. Inutile dire che la sua maglia, la numero 6, non fu più assegnata ad alcun giocatore dei Sixers; i quali, peraltro, non tornarono mai più ai livelli cui erano stati guidati da Julius. Ancora oggi che ha più di 60 anni, questo atleta eccelso è in grado di esibirsi nel suo numero preferito, la schiacciata. Ma un’altra sua giocata è rimasta nella storia, e risale all’11 maggio 1980. In quell’occasione, contro i soliti Lakers, il giocatore riuscì a realizzare un incredibile canestro con un indescrivibile movimento aereo da dietro il tabellone, che soltanto doti acrobatiche eccezionali possono permettere.

E veramente c’è da sottoscrivere quello che ha dichiarato Michael Jordan a proposito di quanto Erving sia stato per lui, miglior giocatore NBA di sempre per acclamazione, una vera e propria fonte di ispirazione: “Senza Doctor J non sarebbe mai esistito MJ “

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