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Il sogno di 17 ragazze e la dignità di ogni donna

“Non si può nulla contro una ragazza che sogna”. Con questa frase si conclude un sorprendente film francese del 2011, “17 ragazze”, che è la mia scelta cinematografica in concomitanza con la data di oggi, il fatidico 8 marzo. Mimose, feste e cene per sole donne, quindi un’occasione commerciale e consumistica in più, in una società che ne ha già troppe; e poi dibattiti, polemiche, il giusto richiamo sul fatto che i diritti e iproblemi delle donne non vanno ricordati solo una volta all’anno, per poi tornare ad una routine fatta di pari opportunità spesso negate, a volte – per nulla di rado, purtroppo – di soprusi e di crudeltà.

Ma soprattutto, direi, la quotidianità ci insegna che le donne sono le più sottoposte a un altro tipo di violenza diffusa nella nostra “civiltà”, e che ha per oggetto, a livello concettuale, il corpo. Un corpo strumentalizzato, mercificato, da mostrare, da spogliare; o da sottoporre al ludibrio della vergogna se non è abbastanza magro, snello, flessuoso, se è ancora vergine e i 20 anni cominciano ad avvicinarsi troppo; oppure se l’età avanza e le forme non sono più quelle che i media impongono, ed una statista di riconosciuto valore viene attaccata non solo o non tanto per le sue scelte politiche, ma perché è una “culona”…
E allora provate a vedere questo film di Delphine e Muriel Coulin, in cui si narra la storia – vera e incredibile, anche se accaduta in America e trasposta cinematograficamente in un piccolo centro della Bretagna – di sedici ragazze che, una dopo l’altra, decidono di imitare una di loro che è rimasta incinta e ha scelto di tenere il bambino, sperando di riuscire a crescerlo e ad educarlo in un modo migliore rispetto a quello che hanno fatto i suoi genitori con lei. In totale, dunque, diciassette “filles”, come si dice in lingua transalpina, diciassette sognatrici disturbanti che decidono di vivere insieme, solidarizzando tra loro, quest’esperienza unica e contraria ad ogni buon senso.

Vale la pena di vederlo non certo perché si debba sottoscrivere questa presa di posizione collettiva, che ha anzi tutta l’aria di essere qualcosa di folle, un gesto che sono ben lungi dal ritenere consigliabile alle giovani che leggeranno questo post. Vale la pena di accostarsi a questa pellicola sorprendente, a mio avviso anche solo per un unico motivo: e cioè per ricordare che una donna – anche se qui si pone poi il problema dei giovani padri biologici, coinvolti loro malgrado in questa singolare vicenda – ha sempre il diritto di essere libera di scegliere, nel rispetto di se stessa e della propria dignità.

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