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Quella volta che Ayrton tirò le orecchie a Schumi…

È il 5 luglio del 1992: Ayrton Senna è un pilota esperto, che vanta già tre titoli mondiali, l’ultimo nel ’91; Michael Schumacher ha nove anni di meno, e il 1991 per lui è stato l’anno d’esordio, con la Jordan. Ora è passato alla Benetton, e scalpita, è impaziente di mettere in mostra tutto il suo grande talento.

Siamo a Magny Cours, in Francia, su un circuito poco amato dai piloti in quanto non offre quasi nessuna possibilità di sorpasso, ma Michael, partito in terza fila, alla prima curva prova lo stesso a superare il campione in carica. Risultato: lo tampona, mettendolo immediatamente fuori gioco. Il brasiliano era consapevole – già prima della partenza – di quanto le sue possibilità di tornare a lottare per il titolo iridato contro il capo-classifica, Nigel Mansell, fossero pressoché nulle; tuttavia il suo orgoglio di campione del mondo gli imponeva di provare comunque a vincere il Gp, e quel ritiro forzato al primo giro proprio non gli va giù. Oltre tutto piove, ed è universalmente nota la straordinaria abilità del pilota di San Paolo sul bagnato, anche se la dimostrazione più fantastica di questa dote verrà un anno dopo, nel mitico primo giro del Gp di Donington, al termine del quale si ritrova primo, avendo superato, nell’ordine, lo stesso Schumacher, Wendlinger, Hill e Prost. Senna resterà nella leggenda della Formula 1 anche per questo.
Ma torniamo a Magny Cours e al ’92. Al 18^ giro il Gp viene interrotto. Ayrton, ormai in abiti “civili” va a cercare il focoso tedesco ai box, si apparta con lui, ma i teleobiettivi dei fotografi immortalano la scena: non sembra esserci animosità tra i due, sembra quasi, invece, un dialogo tra un maestro paziente ed un allievo consapevole dell’errore commesso. Un bel momento di vita e di sport, in sostanza.
Ecco, ho voluto ricordarlo così, il fuoriclasse brasiliano dal talento immenso e dallo sguardo triste, oggi che – come tutti sanno – avrebbe compiuto 54 anni. Invece se ne è andato già da tanto (il ventennale di quel dannato impatto a Imola ricorrerà tra meno di due mesi), e a poco vale rispolverare i soliti luoghi comuni su quanto siano cari agli dei gli eroi che muoiono giovani, e tutto il resto (come direbbe il giovane Holden di Salinger). È stata una perdita gravissima, e basta. E auguriamoci invece che i modesti spiragli di ottimismo che sembra si stiano aprendo sull’orizzonte di Schumi, funestato a sua volta da una tempesta imprevista, si aprano decisamente al sereno. Ne ha bisogno, di questa buona notizia, tutto il mondo dello sport, per tutte le volte che ha dovuto sopportare un lutto ingiusto, come è stato quello di Stefano Borgonovo, ad esempio, quello di Marco Simoncelli e, naturalmente, anche quello del grande Ayrton, il mago della pioggia.

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