grande depressione

LA GRANDE DEPRESSIONE, MUSA VIOLENTA DEL CINEMA AMERICANO

La Pasqua dell’anno 1934 cadde il 1º aprile, ma quello che accadde a Grapevine, nel Texas non ebbe nulla a che vedere né con il clima scherzoso del primo giorno di questo bel mese primaverile, né tanto meno con l’atmosfera di gioiosa riconciliazione tra Dio e l’umanità che dovrebbe caratterizzare la più importante domenica del calendario liturgico cristiano. In quella cittadina non lontana da Dallas.

infatti, due giovani agenti di polizia furono uccisi da una banda di malviventi mentre svolgevano una normale azione di pattugliamento. Abbiamo già avuto modo di ricordare quanto la storia dell’America sia stata contrassegnata dalla violenza e dalla criminalità, ma quell’episodio acquistò una rilevanza particolare, perché il duplice delitto fu commesso da membri della cosiddetta Barrow Gang, e ci fu un testimone che giurò che a sparare fossero stati i due esponenti di spicco del gruppo criminale, Clyde Barrow e Bonnie Parker. Insomma, stiamo parlando dei mitici Bonnie e Clyde, la celeberrima coppia di amanti-banditi intorno a cui fu edificato un vero e proprio mito, sorto già ai tempi della loro attività delinquenziale, e continuato a lungo anche dopo la loro morte, che avvenne poco tempo dopo il già citato fatto di Grapevine. Era il 23 maggio dello stesso anno infatti, quando i due furono attirati in un’imboscata della polizia su una strada secondaria nei pressi di Black Lake, in Louisiana, traditi da un complice che aveva deciso di collaborare con la giustizia, Henry Methvin, che loro stessi avevano fatto evadere dalla prigione in cui era rinchiuso.

Il cinema naturalmente non poteva mancare di confrontarsi con una vicenda tanto romanzesca, ed il lavoro più importante sulla celebre coppia è senz’altro quello firmato da Arthur Penn nel 1967, “Gangster Story”, reso memorabile anche dall’interpretazione di Warren Beatty e di Faye Dunaway. Penn aveva già fornito prove interessanti con pellicole quali “Furia selvaggia” del 1958 (con Paul Newman), in cui aveva reinterpretato un altro mito della violenza western americana, Billy the Kid; e “La caccia” del 1966 (con Marlon Brando e robert Redford), incentrato sul tentativo – fortemente voluto dai maggiorenti di una cittadina texana dominata dall’ipocrisia e dalla supremazia dei ricchi sulle classi inferiori – di catturare un giovane evaso. Ma è il film dedicato a Bonnie e Clyde a consacrare Penn nell’olimpo dei fondatori della New Hollywood, anche grazie alla sceneggiatura scritta da Robert Benton e David Newman, che si ispirarono in modo evidente ai nuovi canoni narrativi proposti dagli autori della Nouvelle Vague francese (Godard e Truffaut in particolare). “Gangster story” – in cui rilevante è anche il ruolo svolto da Gene Hackman – ha ispirato a sua volta registi della generazione successiva, quali Malick, Lynch e Oliver Stone.
Concludiamo invitando i nostri lettori a vedere il trailer in lingua originale del film, ma ricordiamo anche che pochi anni dopo un altro maestro del cinema americano proporrà una sua storia di due amanti criminali nell’America dei tempi di Roosevelt: è “Gang”, del 1974, con Keith Carradine e Shelley Duvall, ispirato ad un romanzo di Edward Anderson; e cogliamo l’occasione per sottolineare che i due titoli, molto somiglianti tra loro, non sono quelli della versione originale in lingua inglese, che suonano invece piuttosto prevedibile quello di Penn (“Bonnie and Clyde”), ed un po’ ironico quello di Altman (“Thieves like us”, proprio come il già citato romanzo di Anderson, da cui peraltro proviene anche “La donna del bandito” di Nick Ray, del 1948, altro capolavoro ispirato sempre dal durissimo clima della Grande Depressione, terribile per chi lo subì, ma – verrebbe da dire – una vera manna per il cinema e per la letteratura, come dimostrò perfettamente, lo Steinbeck di “Furore”).

 

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