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APPUNTI LETTERARI: GLI ITALIANI TRA OTTOCENTO E NOVECENTO

Mi è venuto in mente, nei miei quotidiani dialoghi con le classi, che potrebbe essere utile fornire un elenco dei principali autori – gli “imprescindibili” – i cui nomi gli studenti che affrontano l’ultimo anno di liceo dovrebbero avere innanzi tutto familiari, sapendoli collocare in modo almeno accettabile nella giusta successione cronologica. Il resto – una sinteticissima definizione della loro personalità, la scelta, talvolta scontata, in altri casi forse sorprendente, di un unico testo di riferimento per ognuno di loro, le immagini, i filmati – è venuto come per gioco, ed ha finito per divertirmi molto. Ecco il risultato, in cui forse qualcuno un minuscolo contributo potrà trovare.

(N.B.: l’immagine “di copertina” che ho scelto per questo contributo è tratto da una scena del film che Franco Zeffirelli ricavò – piuttosto fedelmente – dall’Amleto shakespeariano. Si riferisce ad un momento in cui il principe danese – interpretato da Mel Gibson – comincia a fingere la pazzia assumendo strambi atteggiamenti in biblioteca, sapendosi osservato da Polonio; in  particolare, appollaiato su di un alto scaffale, legge avidamente un libro da cui però strappa le pagine una ad una dopo che ha terminato di scorrerle. Al pedante consigliere che gli chiede cosa stia leggendo, Amleto risponde: “Parole, parole, parole”. Questo momento del capolavoro mi è sempre sembrato emblematico, o addirittura profetico del disagio dell’uomo moderno che non trova più risposte e certezze nell’auctoritas dei libri, come poteva accadere in epoche precedenti. D’altra parte, i due secoli che tocco in questo mio elenco rappresentano momenti di crescente diffusione del dubbio e del disorientamento, e Montale forse non parlava solo per se stesso quando scrisse: “Non chiederci la parola che squadri da ogni lato / l’animo nostro informe…”).

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FOSCOLO (1778 -1827)  – Spiccano in lui l’autobiografismo romantico e la valorizzazione in senso classico del ruolo del vate, nonché un profondo legame con i grandi modelli greci e latini. La poesia è vista come altissima manifestazione dello spirito umano, capace di donare eternità. Altro valore tipicamente foscoliano è l’amor di patria, esaltato da una figura di poeta interessato a lasciare un’immagine di sé quale nobile perdente, più vicino ad Ettore che ad Ulisse, di cui pure vuole emulare l’essere “bello di fama e di sventura”. Testo di riferimento: A Zacinto (1803).

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MANZONI (1785 – 1873) – In un modo diverso da Foscolo, ma forse anche più efficace, anch’egli si fa portavoce dei valori nazionali: in primis la lingua (quella del romanzo) che i futuri italiani dovranno parlare, poi l’idea stessa di riscatto attraverso la ribellione contro l’ingiusta oppressione austriaca. Testo di riferimento: Marzo 1821 (composta proprio nel marzo del 1821, pubblicata nel 1848)

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Propone nel contempo una profonda riflessione morale sulla storia (nelle tragedie e nel romanzo stesso); le vicende umane sembrano dominate dalla violenza e dall’irrazionalità delle passioni e dal cinismo di chi detiene il potere politico-militare. Però questa visione amara è temperata dalla fede cattolica che valorizza l’attivismo di chi sente il dovere di agire per il bene del prossimo (fra Cristoforo e il cardinale Borromeo).

Giacomo-Leopardi

LEOPARDI (1798 – 1837) – E’ il poeta del pessimismo per eccellenza, ma il suo è un pessimismo diverso da quello di altri autori antichi e moderni. Nasce dalle considerazioni sulla possibilità dell’uomo di essere felice, il che vuol dire pienamente gratificato, privo di qualsiasi senso di mancanza. E’ un discorso che nasce da una base settecentesca (il piacere materialisticamente inteso) per sfociare in un’atmosfera tipicamente romantica (la tensione verso l’infinito). Abbiamo la fase del pessimismo storico (in cui dichiara che l’uomo moderno è più infelice di quello antico, capace di illudersi di poter essere felice in futuro); e quella del pessimismo cosmico (nella quale prevale la condanna della Natura matrigna, che ha instillato il desiderio nell’uomo, e lo perseguita anche con ogni sorta di cataclismi). Nella sua ultima fase (La Ginestra) attacca con forza quanti deridono il suo pessimismo e propone un’alleanza universale dei popoli per il soccorso reciproco nelle avversità. Testo di riferimento: Canto notturno di un pastore errante dell’Asia (1830).

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VERGA (1840 – 1922) – Rappresenta la via italiana alla narrazione effettuata attraverso la tecnica dell’impersonalità, già affermatasi in Francia con Flaubert e il Naturalismo. Tratto distintivo rispetto a Zola è il fatalismo, secondo il quale non esistono speranze di progresso, specie per la plebe meridionale. Notevoli sono in lui l’artificio della regressione  (studiato da Baldi) e lo straniamento rovesciato (analizzato da Luperini). Testo di riferimento: Libertà (1882).

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CARDUCCI (1835 – 1907) – E’ stato il primo rappresentante dell’Italia unita a livello letterario. Da radicale e repubblicano si è trasformato in “vate” della monarchia sabauda, ha esaltato l’idea di una poesia classicamente “sana” e aliena da eccessivi sentimentalismi e derive bohemiennes, ma non è stato affatto insensibile al tema decadente dello spleen. Ha cercato rifugio nella rievocazione storica di epoche considerate felici, quali l’antica Roma, il Medio Evo dei Comuni, l’età della rivoluzione francese. Testo di riferimento: Il comune rustico (1885).

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PASCOLI (1855- 1912) – Identificato a lungo con una figura di poeta per l’infanzia e amante della campagna e delle cose semplici, è stato riconsiderato dalla critica del tardo Novecento un grande esponente dell’atmosfera decadente europea, portatore di una visione inquieta della natura e dell’uomo, espressa attraverso soluzioni formali innovative, nelle quali la paratassi, il fonosimbolismo e la predilezione per l’analogia testimoniano l’impossibilità di inquadrare il reale entro schemi razionali oggettivi e rassicuranti. Sostenne il patriottismo e le aspirazioni coloniali italiane nell’ambito della sua personale battaglia a favore degli italiani.costretti ad emigrare all’estero. Testo di riferimento: L’assiuolo (1897).

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D’ANNUNZIO (1863 – 1938) – Il vate per antonomasia, il poeta-soldato sperimentatore di ogni piacere e di tutti i generi letterari, esteta e aspirante superuomo, astuto promotore di sé e prigioniero del proprio mito nel Vittoriale. Testo di riferimento: La pioggia nel pineto (1902).

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PIRANDELLO (1867 – 1936) – Tra gli autori più noti ed amati dell’intera letteratura italiana, con il complesso della sua produzione narrativa e teatrale ha proposto un’ampia e complessa riflessione sull’uomo moderno, sulla sua angoscia legata al dilemma dell’esistere, scisso tra lo slancio vitale e il peso delle convenzioni e delle forme. E’ lo scrittore che forse più di ogni altro ha analizzato il tema del contrasto tra apparenza e realtà, elaborando una poetica dell’umorismo che fa emergere l’eterna compresenza del comico e del tragico nell’esistenza di ognuno di noi, condannato all’inautenticità ed all’alienazione. Testo di riferimento: La carriola (prima pubblicazione, 1917).

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GUIDO GOZZANO a tavola 716463-2 ©Archivio Publifoto/Olycom

GOZZANO (1883 – 1916) – Il poeta dell’ironia e del rimpianto, va persino al di là delle istanze crepuscolari con il suo marcato e signorile antidannunzianesimo che testimonia il rifiuto della retorica ed il desiderio di un completo ripiegamento spirituale. Testo di riferimento: Invernale (prima pubblicazione, 1910).

Guido Gozzano, colloqui con la poesia.

SVEVO (1861 – 1928) – I suoi tre romanzi, ambientati in una Trieste impiegatizia o dedita ai commerci e alle imprese, sono indissolubilmente legati alla figura dell’inetto, il personaggio-simbolo della fallimentare e velleitaria condizione umana cui si è giunti dopo tre secoli di modernità. Ma mentre nei primi due la tecnica narrativa privilegia l’impersonalità, nel terzo la narrazione autodiegetica lascia la parola al protagonista che, inaffidabile per natura, ammette le proprie debolezze ma nel finale si dichiara guarito (e non certo per effetto della psicoanalisi, che anzi giunge a rifiutare), vede intorno a sé un’umanità irrimediabilmente malata e profetizza una catastrofe totale che libererà il pianeta dal triste animale. Testo di riferimento: “La vita attuale è inquinata alle radici” (dalla Coscienza di Zeno)

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UNGARETTI (1888 – 1970) – Grande protagonista letterario del Novecento, ha lasciato il segno con le sue poesie sulla Grande Guerra, che sottolineano l’orrore della vita di trincea e la forza dello spirito vitale di chi riscopre proprio in quei momenti il senso dell’armonia e un rinnovato desiderio di vita, affidandosi al valore profondo della parola poetica depurata da ogni retorica. Testo di riferimento: I fiumi.

Immagine mostra. Umberto Saba. La poesia di una vita

SABA 1883 – 1957) – Il poeta innamorato di Trieste e della sua donna, che si è sforzato di aderire alla vita vera della gente semplice e di superare così le sue personali nevrosi, senza avere paura della lingua poetica tradizionale rifiutando sperimentalismi e pose intellettualistiche. Testo di riferimento: Goal.

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MONTALE (1896 – 1981) – In un ideale cammino letterario che va dalle certezze dell’antichità classica e del Medio Evo fino all’età del dubbio e dell’alienazione, può apparire come un ideale punto di arrivo, già con le poesie della sua prima raccolta. Figura moralmente integra, sempre lucida e coerente, ha saputo anche servirsi dell’ironia nel periodo del dopoguerra, denunciando i rischi del conformismo connessi al prevalere del materialismo portato dal benessere. Testo di riferimento: Forse un mattino andando…

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PAVESE (1908 – 1950) – Con lui (e con Fenoglio), le Langhe diventano un territorio mitico nel panorama della letteratura italana. Ha incarnato in modo particolarmente drammatico la figura dello sradicato, esprimendo nelle sue opere il disagio dell’intellettuale che non si sente mai del tutto integrato in nessuna situazione (ama le Langhe ma è anche spaventato dal fondo oscuro di violenza che riscontra negli ancestrali caratteri della vita contadina; è antifascista per formazione ma non partecipa alla Resistenza e vive con difficoltà la successiva iscrizione al PCI; è attratto dall’America ma non la visita mai). Si interessò agli studi antropologici ed alla letteratura angloamericana, e fu tra i principali responsabili della casa editrice Einaudi. Testo di riferimento: I Mari del Sud.

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FENOGLIO (1922 – 1963) – Insieme a Pavese ha amato il mondo letterario anglosassone e ha portato le Langhe al centro della letteratura italiana, descrivendo con toni verghiani la durezza della vita contadina e liberando la trattazione delle vicende della Resistenza (cui prese parte in prima persona) dal peso di ogni retorica. Testo di riferimento: “I’m in the wrong sector of the right side” (dal “Partigiano Johnny”).

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GADDA (1893 – 1973) – Con il passare degli anni dalla sua morte, sempre di più si è venuto precisando il ruolo di prima grandezza rivestito da questo scrittore nella letteratura italiana del Novecento. Caratterizzata da un inimitabile pastiche linguistico realizzato grazie a mille apporti diversi, la sua produzione è riuscita a rendere molto bene l’dea del contrasto tra una personalità razionalisticamente impostata e mirante all’ordine e il caos di un mondo dominato dalla materia bruta e dal caso. Testo di riferimento: Il ritratto del commissario Ingravallo (da Quer pasticciaccio brutto de via Merulana).

CALVINO (1923 – 1985) – Ha affascinato già più di una generazione di lettori con la sua raffinata intelligenza, con l’apertura mentale grazie alla quale ha saputo spaziare dal racconto resistenziale all’apologo politico, dal “conte philosophique” alla decostruzione del tradizionale impianto narrativo, dimostrandosi sempre intellettuale di dimensione europea, attratto tanto dalla tradizione popolare della fiaba quanto dalla modernità della riflessione scientifica e sociologica. Testo di riferimento: Marcovaldo al supermarket.

(N.B.: a proposito della scelta di questo brano, preciso che è mia abitudine inserirlo in una unità didattica dedicata al periodo del boom economico italiano, in cui tratto ampiamente anche opere come “La vita agra”, “Il maestro di Vigevano”, nonché “La ragazza Carla”. Inizialmente Bianciardi, Mastronardi e magari anche Pagliarani dovevano far parte della presente lista; poi, avendo essa assunto i contorni di una sorta di “canone” dell’Ottocento e del Novecento, ho preferito escluderli, ma ritengo giusto almeno citarli, a margine dello spazio dedicato a Calvino).

MOSTRE: DA FONTANA A BAJ, GLI IRRIPETIBILI ANNI '60

PASOLINI (1922 – 1975) – Odiato, non di rado, mentre era in vita, oggetto di tentativi di appropriazione tanto da sinistra quanto da destra e celebrato da un’agiografia che con ogni probabilità lo infastidirebbe, è senza ombra di dubbio l’intellettuale italiano per antonomasia della seconda metà del Novecento. Provocatore, puro, capace di crudeli scavi nella propria interiorità e di infinite dolcezze verso gli altri, poliedrico nel suo spaziare dalla letteratura al cinema, passando per la saggistica e per l’intervento giornalistico d’attualità, ha cantato il “de profundis” per la millenaria tradizione contadina delle varie regioni di un’Italia fagocitata dal consumismo e da un appiattimento culturale brutalmente imposto, proponendo analisi che ancor oggi stupiscono per la sconvolgente lucidità con cui sono condotte. Testo di riferimento: La ballata delle madri.

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